venerdì 7 novembre 2008

Vita Rubina


Volevo fare un aggiornamento sul Melatini...
Oggi Aurelio è riuscito a farne uno perfetto, quindi ero contentissimo!! (e ho deciso che sarà il mio cocktail preferito invernale)
Ma poi, ho parlato un po' di Moltheni... la canzone che da il titolo al post mi è rimasta stampata nella testa e non ho potuto far altro che illustrarla.
Questo è il risultato.
Se non capite, ascoltate la canzone.
E vi prometto che poi, per un po', la smetto con Moltheni!!
A presto!!

3 commenti:

Violet ha detto...

Che disegno bellissimo! :) Ora devo solo pensare al tuo regalo di compleanno ;)

CornflakesBoy ha detto...

VITA RUBINA per me è il testo italiano dell'anno! Provo a spiegarvi perché trovo questo testo poetico e ispirato. Si parte con il protagonista che ha la consapevolezza di non vivere la propria vita, che riconosce nella visione di una donna (la sua ex? Una possibile nuova partner? Una ragazza con cui non è mai riuscito a dichiararsi?) la possibilità di riscatto. Paradossalmente riconosce nell’altra la propria vita che non riesce più a governare, la vita che pensa di dover avere ma che gli viene negata. Una vita che gli sta sfuggendo.
Lui riconosce di avere dei blocchi emotivi. Dimostra di sapere quali sarebbero state le cose da fare o da dire per essere protagonista della propria vita. Ma ha anche la consapevolezza di non avere avuto la capacità di poterlo fare. Per il suo stesso essere. Per la sua natura. Per la sua storia, i suoi condizionamenti e per le carenze affettive che probabilmente ha avuto e che lo portano a vivere l’affettività, cardine della vita di ciascuno di noi, con tanta difficoltà e con tanta intensità. L’altra diventa appunto “vitale” e a lei delega le chiavi della sua felicità.
Ma come dicevo il protagonista ha una storia che parla per lui, esperienze che hanno plasmato la sua sensibilità e la sua (in)capacità di far fronte alla vita. Ricordi di esperienze, testimonianze di un passato, strappi e ferite mai veramente risanati che per anni hanno continuato a sanguinare nel profondo. Tutti sentimenti ingarbugliati in una matassa disordinata e nodosa, li sente arrovellarsi nella pancia, girare come trottole, cercare una via d’uscita.
I baffi del padre che diventano bianchi di colpo, ci raccontano di un forte dispiacere. Di un evento tragico. Qualcosa che avrò definitivamente catalizzato l’attenzione del padre e cambiato per sempre i rapporti e la quantità di attenzioni da dedicare al figlio.
Bellissima la descrizione della mani “buone” del fratello. Viene semplice, per confronto, pensare alle mani del protagonista come “cattive”, suggerendo una competizione se non proprio un senso di inferiorità.
I ricordi positivi sono legati all’amico Gigi. Quindi a qualcosa di “altro”, “esterno” dalla famiglia. I ricordi positivi quindi che fin da piccolo si impara a riconoscere in qualcosa di staccato da se, di diverso, di lontano. Di mai veramente “nostro”.
E questa consapevolezza genera un dolore che porta un vuoto, un dolore che apre una voragine una specie di buco nero in cui il protagonista teme di scivolare.
Ma alla fine c’è la volontà di rivalsa. La presa di coscienza che non abbiamo altre vite in dotazione ma fatalmente solo la nostra. La consapevolezza che per assaporare il piacere di vivere (“entrare in te”), per capire chi è veramente, per riprendere le potenzialità che ha lasciato marcire un poco alla volta deve partire da se stesso. Svincolarsi dal passato e smetterla di analizzarlo in modo cervellotico. Spogliarsi di condizionamenti e credenze è difficile, ma trovare la propria essenza significa ritrovare se stessi, e vale la pena lavorare in tal senso.

Ciao, Matteo cornflakes_boy

Guolfo ha detto...

Cornsflakeboy, grazie per lo splendido commento!!
Sul testo della canzone, non posso dirti nulla, l'hai analizzata alla perfezione!!
Spero di vederti spesso qui!!

Ciau!!